Gli indici Istat dei prezzi al consumo misurano le
variazioni nel tempo (cioè rispetto ad una certa data assunta come
base di riferimento[1]) dei prezzi di un
paniere di beni e servizi acquistabili sul mercato e
destinati al consumo finale delle famiglie.
Tali indici riguardano prezzi effettivi
(escludono cioè ogni valore virtuale) di beni e servizi
acquistabili sul mercato (escludono quindi tasse, contributi e
imposte, ed ogni altro valore non connesso all’acquisto di un bene o
di un servizio) destinati al consumo (non considerano, di
conseguenza, i beni di investimento) delle famiglie (perciò
non si riferiscono ai consumi delle imprese e della
pubblica amministrazione) riferiti a transazioni monetarie (escluse
quindi le cessioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, ecc.)[2].
Attualmente, il paniere per il calcolo degli indici
comprende un campione di 960 prodotti selezionati tra quelli che una
pluralità di fonti statistiche indica essere i più consumati. Per il
calcolo degli indici questi prodotti sono aggregati in categorie più
ampie in base ad una classificazione a cinque livelli.
Il diagramma 10.1 sintetizza l’articolazione
gerarchica della classificazione dei prezzi, mentre il
diagramma 10.2 riporta la composizione del paniere.
Scorrendo l’elenco dei prodotti che compongono il paniere si
intuisce facilmente come nella realtà il peso dei diversi acquisti
sul bilancio familiare possa variare anche in misura sensibile. Per
tenere conto di questa variabilità ad ogni bene o servizio del
paniere è attribuito un peso che sintetizza l’importanza che
esso riveste rispetto ai consumi totali. Si tratta in sostanza di un
moltiplicatore che misura, fatta pari a 100 la spesa totale, la
quota di spesa generata da quello specifico consumo.
Un ulteriore elemento di variabilità da considerare è
legato alla condizione socioeconomica della famiglia: la struttura
degli acquisti, infatti, varia anche in relazione al reddito
familiare.
Per tenere conto di quest’ultimo aspetto, oltre
all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale
(NIC), che è riferito a tutte le famiglie residenti, l’Istat elabora
l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed
impiegati (FOI), la cui struttura di ponderazione è calcolata in
riferimento ai consumi medi delle famiglie facenti capo ad un
lavoratore dipendente extragricolo[3]. |