Comune di Macerata - Sistan - Istat

Annuario Statistico 2003

 

Indice delle tavole statistiche e dei grafici

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Nota metodologica sugli indici dei prezzi al consumo

Gli indici dei prezzi al consumo

 

Gli indici Istat dei prezzi al consumo misurano le variazioni nel tempo (cioè rispetto ad una certa data assunta come base di riferimento[1]) dei prezzi di un paniere di beni e servizi acquistabili sul mercato e destinati al consumo finale delle famiglie.

Tali indici riguardano prezzi effettivi (escludono cioè ogni valore virtuale) di beni e servizi acquistabili sul mercato (escludono quindi tasse, contributi e imposte, ed ogni altro valore non connesso all’acquisto di un bene o di un servizio) destinati al consumo (non considerano, di conseguenza, i beni di investimento) delle famiglie (perciò non si riferiscono ai consumi delle imprese e della pubblica amministrazione) riferiti a transazioni monetarie (escluse quindi le cessioni a titolo gratuito, gli autoconsumi, ecc.)[2].

Attualmente, il paniere per il calcolo degli indici comprende un campione di 960 prodotti selezionati tra quelli che una pluralità di fonti statistiche indica essere i più consumati. Per il calcolo degli indici questi prodotti sono aggregati in categorie più ampie in base ad una classificazione a cinque livelli.

Il diagramma 10.1 sintetizza l’articolazione gerarchica della classificazione dei prezzi, mentre il diagramma 10.2 riporta la composizione del paniere. Scorrendo l’elenco dei prodotti che compongono il paniere si intuisce facilmente come nella realtà il peso dei diversi acquisti sul bilancio familiare possa variare anche in misura sensibile. Per tenere conto di questa variabilità ad ogni bene o servizio del paniere è attribuito un peso che sintetizza l’importanza che esso riveste rispetto ai consumi totali. Si tratta in sostanza di un moltiplicatore che misura, fatta pari a 100 la spesa totale, la quota di spesa generata da quello specifico consumo.

Un ulteriore elemento di variabilità da considerare è legato alla condizione socioeconomica della famiglia: la struttura degli acquisti, infatti, varia anche in relazione al reddito familiare.

Per tenere conto di quest’ultimo aspetto, oltre all’indice dei prezzi al consumo per l’intera collettività nazionale (NIC), che è riferito a tutte le famiglie residenti, l’Istat elabora l’indice dei prezzi al consumo per le famiglie di operai ed impiegati (FOI), la cui struttura di ponderazione è calcolata in riferimento ai consumi medi delle famiglie facenti capo ad un lavoratore dipendente extragricolo[3].

La rilevazione dei prezzi

 

La rilevazione dei prezzi[4] per il calcolo degli indici avviene su base mensile ma con frequenza variabile secondo la tipologia di bene o di servizio, nei comuni capoluogo di provincia di tutte le regioni[5] italiane ad opera di personale degli Uffici Comunali di Statistica: per ciascun prodotto in ogni città vengono rilevate una o più quotazioni di prezzo  in diverse tipologie di punti vendita. A livello nazionale le quotazioni rilevate mensilmente sono circa 320.000, a Macerata sono 3.400.


 

[1] Gli indici analizzati di seguito sono tutti in base 1995=100.

[2] Per approfondimenti metodologici sul sistema degli indici dei prezzi al consumo è possibile consultare il dossier A proposito di prezzi pubblicato sul sito dell’Istat (www.istat.it).

[3] Il concetto di consumi medi può essere meglio chiarito con n esempio. Si pensi ad una famiglia che vive in una abitazione in affitto. La spesa per l’affitto rappresenterà sicuramente una delle voci più importanti del bilancio familiare. Nella struttura di ponderazione dell’indice FOI, invece, gli affitti pesano  per il 3,1%, perché la loro incidenza è calcolata sulla spesa totale delle famiglie di riferimento: nel 2002 le famiglie italiane che vivevano in affitto erano solo il 20% del totale.

[4] Il prezzo rilevato per il calcolo dell’indice FOI è quello pieno di vendita, con esclusione di saldi e promozioni e/o di concorsi all’acquisto (come nel caso della quota a carico del SSN per l’acquisto dei farmaci). Alcuni prezzi sono rilevati a livello centrale direttamente dall’Istat.

[5] Ciascuna regione concorre a determinare l’indice nazionale secondo un proprio coefficiente di ponderazione: il peso assegnato alle Marche per il 2003 è 2,6810 (su 100).

 

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